In questa pagina sono raccolte testimonianze di persone che hanno partecipato alle IOI. Nonostante la forma breve, e talvolta scherzosa, crediamo che siano la descrizione migliore di quello che significa partecipare alle IOI.
…posso solo dire che è stata un'esperienza molto divertente e che mi ha dato la possibilità di conoscere tanta gente in gamba; se vi interessa sapere qualcosa di più, su un libro ho trovato questo:
Olimpiadi di informatica (IOI) Virus pericolosissimo, scoperto per la prima volta in Italia tre anni orsono ma conosciuto nel mondo da più di 10. Si diffonde nelle scuole superiori, veicolato in massima misura da insegnanti di informatica e matematica.
I malati più gravi vengono ogni anno raccolti da tutt'Italia e affidati ai cosiddetti "allenatori" (in realtà loro stessi portatori sani del virus e, qualcuno mormora, anche untori) che provvedono a sottoporre i malati per un paio di settimane a una terapia che consiste in un'altissima dose giornaliera di programmazione e intenso bombardamento di teoria degli algoritmi e strutture dati.
A tutt'oggi non si conosce cura. I sintomi più frequenti sono l'apatia per il mondo reale e la continua necessità di cimentarsi con la risoluzione di problemi di ogni genere. Il morbo è spesso associato e coadiuvato da una buona esperienza di programmazione. Tuttavia, chi contrae il virus spesso è convinto di essere stato molto fortunato, ed è quindi doppiamente pericoloso, perché inconsapevole. Riportiamo di seguito la testimonianza di un malato:
"…posso solo dire che è stata un'esperienza molto divertente e che mi ha dato la possibilità di conoscere tanta gente in gamba; se vi interessa sapere qualcosa di più, su un libro ho trovato questo..."
P.S.: Se dopo avere letto le righe precedenti avete avuto un sussulto e conseguentemente avete esclamato "Ma è ricorsivo!" dovreste partecipare alle Olimpiadi di Informatica.
Voi leggete per sapere cosa sono le IOI: impossibile raccontare tutto (a meno di scrivere un'enciclica delle dimensioni di The Art of Computer Programming :); cercherò, quindi, di raccogliere l'essenza delle Olimpiadi di Informatica in una manciata di episodi che, per me, sono adatti allo scopo.
Non penso dimenticherò mai la soddisfazione provata il momento in cui riuscii per la prima volta a risolvere un problema di programmazione dinamica da solo… Non importa quante volte la PD ti venga spiegata, arriva un giorno in cui, dopo averne implementate a iosa, crolla un muro nel tuo cervello e la comprendi perfettamente, ti sembra che essa non abbia mai avuto segreti per te e non sai se sei più felice per averla capita o più infuriato con te stesso per non esserci riuscito prima.
Un flash delle gare? Il tempo che sgocciola via: prima 30, poi 15, poi 5 soli minuti; e tu che scrivi e scrivi sperando di guadagnare quell'ultima manciata di punti necessaria per scalare di un paio di posizioni la classifica finale.
Poi le storie buffe, le "sedute di autocoscienza", per esempio: indette dopo la cena, ufficialmente necessarie per discutere della giornata appena passata; praticamente utili per farsi due risate e decidere il luogo dove intonare i canti notturni, vera distrazione delle IOI; spaziando da De Gregori agli Oasis, dalle sigle dei cartoni animati ai Pink Floyd: un paio d'ore per liberarsi dello stress accumulato durante la giornata.
Infine, il ritorno a casa dopo un stage delle IOI comincia con il recupero di tutto il sonno perduto: almeno 15-20 ore. Finita la fase "tutto l'input su /dev/null, please, devo dormire", avviene l'incontro con il "proprio" mondo. A quel punto è divertente rendersi conto di come non si parli più nel proprio dialetto, ma in una commistione di parole e figure usate nei luoghi di provenienza della gente con cui si è stati a contatto :).
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa su ciò che mi è rimasto dell'esperienza IOI. È abbastanza difficile descriverlo in poche parole, specialmente per me che della scrittura non sono un maestro (chi ha letto la prima versione di questo scritto può confermare :), ma ci proverò.
Le persone, innanzitutto. Alle IOI si entra a far parte di un gruppo nel quale finalmente si può parlare di informatica sapendo di essere ascoltati e compresi, e, ovviamente, non solo di quella. Al contrario, al ritorno sale la frustrazione, quando non si trova più nessuno intorno con queste caratteristiche.
Poi… una medaglia di bronzo :); inutile descrivere la soddisfazione provata in quel momento.
Inoltre l'aver visitato un posto che (spero!) probabilmente non vedrò più, la Corea, di cui, non me ne vogliano i coreani, ho apprezzato in modo particolare solo i parchi di divertimento, dove tra l'altro (!) sono riusciti a trascinarmi su un ottovolante (e, stranamente, mi è anche piaciuto :).
La tensione, quella che ti fa dormire poco e male quando invece ne avresti bisogno di più, la stessa che ti impedisce di rimanere fermo per più di tre secondi quando ti piazzano per un'ora, prima della gara, davanti a uno schermo nero, senza poter far niente, con un cartello "DON'T TOUCH!" davanti al naso. E un tailandese di fianco, anche lui con gli stessi problemi.
Sicuramente partecipare alle olimpiadi ha anche aspetti "negativi": per esempio, considererete la scuola (ancora) un po' più noiosa, e aspetterete trepidanti di poter ritornare in un ambiente che ormai vi caratterizza, delusi dal fatto che nessuno nel raggio di 10 chilometri da voi comprende qualcosa su cui volete parlare. Ora aspetto solo i prossimi allenamenti!
Va bene comunque.
Certo è strano come è cominciato tutto.
All'inizio le aspettative sono sempre le più basse, cominci solo perché vuoi saltare un'ora di latino compilando un questionario divertente e poi prosegui perché la scuola ti paga il biglietto del treno e tu vuoi che il preside paghi qualcosa per te.
Va bene comunque, una medaglia non poteva che essere solo un miraggio. Ci siamo divertiti, giusto?
Quando tutto era cominciato nemmeno sognavo che avrei finito per fare la cacca in un bagno coreano, né di volare per la prima volta proprio questa estate. Non avrei pensato di conoscere tutta quella gente, non avrei immaginato di respirare aria così umida.
Mai mi era capitato di imparare così tanto in così poco tempo. Quando arrivai a Castellanza la prima volta, per gli allenamenti che avrebbero poi portato alla selezione finale per la partecipazione alle olimpiadi internazionali, mi accorsi tutto d'un tratto della mia profonda ignoranza. È in fondo una sensazione che provo tutti giorni, ma quella volta era diverso, mi rendeva in un certo senso felice. Felice perchè sapevo di essere accanto a ragazzi che avevano tanto da raccontare, tanto da insegnare, per non parlare degli allenatori (no, non sono ruffiano, tanto non posso più partecipare :) ).
L'unico algoritmo che conoscevo con destrezza quando entrai era il bubble sort, una banale procedura, molto lenta rispetto ad altre, per ordinare un insieme di dati. Una volta uscito avevo imparato tanto ma ciò che più mi esaltava (e che mi esalta tuttora) era il fatto che erano sempre più le cose che dovevo (e devo, ovviamente) ancora conoscere nel campo dell'informatica.
Poi è arrivata la Corea, primo volo in aereo, prime parole balbettate con un inglese sempre incerto, tanta voglia di divertirsi. Dispiace sempre non poter raggiungere un obiettivo importante come quello di una medaglia, però mai e poi mai questo mio rammarico supererà tutto ciò che di positivo mi ha portato questa grande esperienza che mi è stata concessa. Non sarà per un'altra volta ma è stato bello lo stesso.
Mi chiamo Alessio e ho 18 anni.
La mia avventura nelle olimpiadi di informatica è cominciata l'anno scorso, quando sono uscito soddisfatto dall'aula in cui si sono svolte le nazionali, anche se ero tra gli ultimi in classifica. Quest'anno sono arrivato prima al corso di Castellanza e poi alle sospirate IOI.
Le due settimane di corso sono state una bella esperienza, anche se non proprio una passeggiata: due settimane circondati soltanto da quella che è sempre stata la mia più grande passione, l'informatica…
Lì ho conosciuto persone molto in gamba e altrettanto simpatiche oltre agli allenatori (docenti universitari che fin dall'inizio seguono le olimpiadi). Ancora oggi siamo in contatto e chissà per quanto lo rimarremo.
Quello che mi ha stupito delle olimpiadi è che finalmente le persone piene di interesse per l'informatica hanno potuto esprimere tutta la loro fantasia e le loro potenzialità, libere. Inoltre le persone che ho conosciuto (beh, non proprio tutte) e le persone che ci hanno seguito anche dopo il corso di Castellanza sono state veramente fantastiche (non ho firmato nessun contratto,tranquilli!).
La partecipazione alle IOI in sé mi ha dato molto: ho superato la paura di volare, ho imparato a mangiare con le bacchette, ma soprattutto ho incontrato persone da tutto il mondo, che fa sempre piacere. Purtroppo ormai sono fuori età, e quindi le IOI sono parte del mio passato, ma rimarranno una delle esperienze più affascinanti che io abbia mai fatto.
Ho iniziato l'esperienza delle olimpiadi di informatica pensando di non poter fare molto bene, poiché era il primo anno che partecipavo ed ero tra i più giovani. Con mia sorpresa, sono riuscito a passare prima agli stage di Castellanza e poi ad essere ammesso nella squadra per le IOI 2002.
Le olimpiadi internazionali sono state per me un'esperienza molto positiva da tutti i punti di vista, sia personale che "professionale" (di aspirante programmatore). Infatti anche se non ho ottenuto un gran risultato in gara, non penso di aver sprecato il tempo e l'impegno che durante l'estate ho dedicato a prepararmi per le olimpiadi perché ho approfondito e studiato tecniche algoritmiche molto interessanti, anche al di là dell'aspetto "gara".
Inoltre le olimpiadi di informatica mi hanno dato la possibilità di vedere la Corea, un paese che altrimenti non credo avrei mai visitato…
Durante le olimpiadi inoltre ho avuto la possibilità di parlare e conoscere tanti altri ragazzi più o meno della mia età e con interessi simili provenienti da tutto il mondo.
Credo che tutti i ragazzi interessati all'algoritmica e alla programmazione debbano provare questa esperienza: comunque vada se ne esce arricchiti, almeno in termini di conoscenze e rapporti umani.